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Immaginate di sorvolare la Valle d'Aosta, quella terra di confine tra Italia, Francia e Svizzera, dove le Alpi si ergono maestose verso il cielo. Tra queste vette imponenti, si snoda la Valpelline, la più lunga valle laterale della regione, un nastro verde che si dipana da Aosta fino al confine svizzero, culminando con i ghiacciai e la vetta della Dent d'Hérens, sorella meno famosa ma non meno affascinante del vicino Cervino.
La Valpelline non è un'isola, ma un crocevia di storia e natura. A est, le affilate creste delle Grandes Murailles la separano dalla più turistica Valtournenche, mentre a ovest confina con la valle del Gran San Bernardo, antica via di comunicazione tra l'Italia e il nord Europa. Questa posizione strategica ha fatto sì che, nei secoli, la valle sia stata testimone di un flusso costante di persone: pellegrini, mercanti, contrabbandieri e, più recentemente, alpinisti e turisti.
Nel XIX secolo, la Valpelline divenne meta prediletta degli alpinisti dell'epoca vittoriana. Nomi come Whymper, Coolidge e Longstaff risuonano ancora tra le sue rocce, pionieri di un'attività che ancora oggi attira appassionati da tutto il mondo. Le loro imprese hanno scritto pagine importanti nella storia dell'alpinismo, contribuendo a far conoscere questa valle al di là dei suoi confini naturali.
Ma la vera ricchezza della Valpelline risiede nella sua capacità di resistere al "tumultuoso sviluppo turistico del secolo scorso". Mentre altre valli si riempivano di impianti sciistici e alberghi, la Valpelline ha mantenuto il suo carattere di "montagna agricola", dove la natura domina ancora incontrastata in molte aree. Questa scelta, forse non sempre volontaria, si è rivelata vincente nel lungo periodo, preservando un patrimonio naturalistico di inestimabile valore.
L'economia della valle, nel corso dei secoli, si è basata principalmente sull'agricoltura e sull'allevamento. I pascoli d'alta quota hanno nutrito generazioni di bovini, dando vita a uno dei prodotti più rinomati della regione: la Fontina DOP. Questo formaggio, vero e proprio simbolo della Valle d'Aosta, trova nella Valpelline uno dei suoi luoghi di produzione d'eccellenza, tanto da meritarsi un museo dedicato.
Ma la Valpelline non è solo pascoli e formaggi. Nel suo passato brilla anche l'attività mineraria. Le miniere di rame di Valpelline e Ollomont, sfruttate per secoli fino alla metà del Novecento, hanno rappresentato una importante risorsa economica per la valle. Oggi, questi siti minerari stanno vivendo una seconda giovinezza, trasformandosi in attrazioni turistiche che raccontano la storia industriale della regione.
Negli ultimi decenni, il turismo ha iniziato a giocare un ruolo sempre più importante nell'economia locale. Ma non si tratta del turismo di massa che ha trasformato altre valli alpine. La Valpelline attira un tipo di visitatore diverso, alla ricerca di autenticità e natura incontaminata. Escursionisti, alpinisti, amanti della mountain bike trovano qui un terreno ideale per le loro attività, lontano dal clamore delle stazioni sciistiche più famose.
Un capitolo a parte merita la diga di Place Moulin, realizzata nei primi anni '60. Questo colosso di ingegneria, una delle più grandi dighe delle Alpi, non solo produce energia idroelettrica, ma ha creato un lago artificiale che è diventato una delle principali attrazioni della valle. La strada che lo costeggia offre un percorso panoramico unico, apprezzato da escursionisti e ciclisti.
Oggi, la Valpelline si trova di fronte a una sfida: come conciliare lo sviluppo economico con la preservazione del suo patrimonio naturale e culturale. La risposta sembra essere un turismo sostenibile e rispettoso dell'ambiente, che valorizzi le tradizioni locali e le bellezze naturali senza snaturarle.
In questo equilibrio delicato tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, la Valpelline continua a scrivere la sua storia, una storia fatta di natura selvaggia, di formaggi d'alpeggio, di antiche miniere e di nuove opportunità. Una valle che, pur aprendosi al mondo, rimane fedele a se stessa, custode di un pezzo di Alpi che sembra aver fermato il tempo.
Nel cuore della Valpelline, adagiato in una conca verde a 960 metri di altitudine, si trova il borgo di Valpelline, un piccolo gioiello che sembra resistere al passare del tempo. Questo paese di circa 635 abitanti è il custode silenzioso di una valle che si snoda lungo il corso del torrente Buthier, incastonata tra maestose cime alpine e ghiacciai perenni.
Valpelline non è solo un nome su una mappa, ma il punto focale di una valle che ha saputo preservare la sua autenticità. A soli 12 chilometri da Aosta, questo borgo rappresenta una porta d'accesso a un mondo alpino ancora incontaminato, lontano dal turismo di massa che ha trasformato altre località valdostane.
Camminando per le sue strade, si respira un'atmosfera di altri tempi. Le case in pietra e legno, con i loro tetti spioventi, raccontano storie di generazioni di montanari che hanno saputo adattarsi alla vita in quota. Al centro del paese, la chiesa parrocchiale di San Pantaleone, con il suo caratteristico tetto imponente, si erge come guardiana spirituale della comunità.
Ma Valpelline non è solo un museo a cielo aperto. È un luogo vivo, dove tradizione e modernità si fondono armoniosamente. Il museo della Fontina, situato nel cuore del borgo, celebra l'orgoglio locale per questo formaggio DOP, la cui produzione è parte integrante dell'identità del luogo. I magazzini di stagionatura, alcuni dei quali ricavati nelle antiche miniere di rame, sono una testimonianza tangibile di come il passato industriale della valle si sia trasformato in risorsa per il presente.
La casa-forte La Tour, costruita nel X secolo, si erge come un monumento alla storia millenaria di Valpelline. Le sue mura massicce hanno visto passare secoli di storia, dalle lotte feudali alle guerre napoleoniche, fino ai giorni nostri.
Oggi, Valpelline è un punto di partenza ideale per gli amanti della natura e dell'outdoor. Da qui partono sentieri che conducono a vette mozzafiato come la Pointe Chaligne o la Becca di Viou, offrendo panorami spettacolari sul Monte Bianco e il Grand Combin. Il borgo è anche una tappa fondamentale per gli alpinisti diretti verso le cime più impegnative della valle, come il Dent d'Hérens o la Grande Tête de By.
Ma è forse durante la Sagra della Seupa à la Vapelenentse, a fine luglio, che Valpelline mostra il suo volto più autentico. Questa festa tradizionale, dedicata a un piatto contadino a base di pane, brodo, cavolo e Fontina, trasforma il borgo in un palcoscenico vivente di cultura gastronomica alpina.
Valpelline non è solo un luogo geografico, ma un'esperienza. È un borgo che ha saputo resistere al "tumultuoso sviluppo turistico del secolo scorso", preservando la sua anima di "montagna agricola". Qui, il tempo sembra scorrere a un ritmo diverso, dettato dalle stagioni e dalle tradizioni secolari. È un luogo dove la natura domina ancora incontrastata, e dove l'uomo ha imparato a vivere in armonia con essa, creando un equilibrio delicato ma duraturo.
In un mondo sempre più frenetico, Valpelline si propone come un'oasi di autenticità, un luogo dove riscoprire il valore della lentezza e della connessione con la natura. È un invito a rallentare, a respirare l'aria pura delle Alpi, e a immergersi in un modo di vivere che ha radici profonde nel passato, ma che guarda con fiducia al futuro.