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Esplorando Valpelline è una pod map, un itinerario audio guidato, alla scoperta del territorio del Comune di Valpelline, che si trova nella valle cui dà il nome, in Valle d'Aosta.

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Une vidéo émouvante de ce village extraordinaire où la nature est à l'honneur.

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Histoire

Nel cuore della Valle d'Aosta, incastonato tra maestose montagne, sorge il piccolo comune di Valpelline, la cui storia si intreccia con le vicende dell'intera regione, raccontando secoli di vita alpina, fede e resilienza.

Le origini di Valpelline si perdono nella notte dei tempi, ma sappiamo che già nel VI secolo d.C. la valle era abitata e sufficientemente organizzata da poter erigere la sua prima chiesa. Nel 580, infatti, venne fondata la chiesa dedicata a San Pantaleone, destinata a diventare il cuore spirituale non solo di Valpelline, ma dell'intera valle. Da questa parrocchia madre, nei secoli successivi, sarebbero nate le parrocchie di Doues, Bionaz, Ollomont e Oyace, testimoniando la crescita e l'espansione della comunità.

Immaginate di tornare indietro nel tempo, fino all'anno 580 d.C. In quell'epoca remota, quando gran parte dell'Europa era ancora avvolta nell'oscurità del Medioevo, gli abitanti di questa valle alpina decisero di erigere una chiesa dedicata a San Pantaleone. Fu un atto di fede e di speranza, il primo passo verso la creazione di una comunità che avrebbe resistito per secoli.

Il Medioevo vide Valpelline crescere come importante centro della valle. La costruzione della casa-forte La Tour nel X secolo testimonia l'importanza strategica del luogo, posto lungo le vie di comunicazione che collegavano l'Italia alla Francia e alla Svizzera attraverso i valichi alpini.

Ma la storia di Valpelline non è fatta solo di momenti di luce. Nel 1630, un'ombra oscura si abbatté sulla valle: la peste. La morte bussava a ogni porta, ma gli abitanti non si arresero. Pregarono San Rocco, implorando la sua protezione. E quando finalmente il flagello passò, costruirono una cappella in suo onore nella frazione di Semon. Ancora oggi, ogni 16 agosto, i discendenti di quei sopravvissuti si riuniscono lì, rinnovando un patto di gratitudine che dura da quasi quattro secoli.
Le leggende, come fiori selvatici, sbocciano tra le pieghe della storia di Valpelline. Si narra di un certo Jacques Bondaz, che una notte fu assalito dai briganti mentre trasportava una fortuna in denaro. Nel momento del pericolo, fece voto alla Madonna: se fosse sopravvissuto, avrebbe costruito una cappella in suo onore. E così nacque la Cappella Notre-Dame-des-Neiges, un piccolo gioiello incastonato tra le rocce della frazione di Vignettes.

Con l'avvento del XVII secolo, Valpelline, come molte altre comunità europee, dovette affrontare la terribile peste del 1630. Questa tragedia lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva, tanto che gli abitanti, in segno di gratitudine per essere sopravvissuti, eressero la Cappella di San Rocco nella frazione di Semon. Ancora oggi, il 16 agosto, la comunità si riunisce qui per celebrare il santo protettore contro le epidemie.


Il XVIII secolo vide un periodo di rinnovamento architettonico e spirituale. Nel 1722, la vecchia chiesa di San Pantaleone fu ricostruita in stile barocco, dotandola di un imponente campanile con otto campane. Questo periodo di prosperità fu però interrotto bruscamente dall'arrivo delle truppe napoleoniche. La Rivoluzione Francese e le guerre che ne seguirono non risparmiarono nemmeno questo angolo remoto delle Alpi: cinque delle otto campane della chiesa furono requisite e fuse per fabbricare cannoni, un destino comune a molti oggetti sacri dell'epoca.

Ma non tutte le storie di Valpelline parlano di devozione pacifica. Nel museo della chiesa parrocchiale, una croce lignea del XIV secolo racconta una storia di tempi turbolenti. Si dice che sia stata "salvata" da Ginevra durante la Riforma protestante, portata attraverso le montagne da mani fedeli che rischiarono tutto per preservare ciò in cui credevano.
Anche Napoleone lasciò la sua impronta su Valpelline. Il campanile della chiesa, una volta orgoglioso delle sue otto campane, ne perse cinque per ordine dell'imperatore. Furono fuse per creare cannoni, trasformando il suono della preghiera nel rombo della guerra.
La natura stessa sembra giocare un ruolo nella storia di Valpelline. La Cappella di Santa Barbara, che resisteva fiera da prima del 1600, fu un giorno spazzata via da un enorme masso caduto dalla montagna. Ma gli abitanti, con la stessa tenacia dei loro antenati, la ricostruirono pietra su pietra tra il 1912 e il 1913.
Oggi, camminando per le strade di Valpelline, si respira questa storia. Ogni pietra, ogni cappella, ogni sentiero racconta una storia di fede, di coraggio, di resilienza. È un luogo dove il passato non è mai veramente passato, ma vive ancora, sussurrando le sue storie a chi ha orecchie per ascoltare e cuore per comprendere.

Il XIX secolo portò nuove sfide e opportunità. L'apertura delle miniere di Ollomont, di proprietà del conte Perrone, diede un impulso all'economia locale. Il conte stesso contribuì all'abbellimento della chiesa parrocchiale, donando l'altare maggiore e le balaustre che ancora oggi si possono ammirare.
Con l'Unità d'Italia e l'avvento del XX secolo, Valpelline si trovò a dover affrontare le sfide della modernità pur mantenendo le sue tradizioni secolari. Le due guerre mondiali lasciarono il loro segno, ma la comunità dimostrò ancora una volta la sua resilienza.


Oggi, Valpelline è un piccolo gioiello alpino che guarda al futuro senza dimenticare il suo passato. Il Salone dell'Alpinismo, nato dal progetto "Rando sans frontières", testimonia l'impegno della comunità nel preservare la sua storia e nel promuovere un turismo sostenibile. La produzione della Fontina DOP, con il suo museo dedicato, rappresenta il legame indissolubile tra la gente di Valpelline e la sua terra.

Dalle antiche origini ai giorni nostri, la storia di Valpelline è un racconto di fede, resilienza e adattamento. Ogni pietra, ogni cappella, ogni sentiero racconta una storia di una comunità che, attraverso i secoli, ha saputo preservare la sua identità pur accogliendo i cambiamenti, rimanendo sempre fedele alle sue radici alpine.

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